Torna alla ricerca

Universo Futurista

Apre a San Lazzaro di Savena con una mostra, a cura di Jeffrey T. Schnapp e Silvia Evangelisti, focalizzata sul nucleo della collezione dedicato a questo periodo storico (1909 -1939), la Fondazione Massimo e Sonia Cirulli, una nuova istituzione privata italiana che nasce sulla base di un archivio storico dedicato alla cultura italiana del XX secolo, avviato a New York nel 1984 dai suoi fondatori, Massimo e Sonia Cirulli e che oggi conta una collezione di alcune migliaia di pezzi.
La mostra presenta una selezione di opere dalla collezione della Fondazione Cirulli e pone l’accento su tematiche centrali dell’estetica futurista come l’inno alla vitalità creativa, alla giocosità e alla fantasia di un’arte che rallegra il mondo ricreandolo integralmente, riprendendo le parole del Manifesto “Ricostruzione Futurista dell’Universo” redatto nel 1915 da Giacomo Balla e Fortunato Depero.
L’estetica futurista muove i suoi passi da un nuovo modo di concepire la creazione artistica, che supera i confini delle arti tradizionali e coinvolge la vita quotidiana nella sua totalità per diventare “arte totale”, creando un legame strettissimo tra arte e vita. Universo Futurista approfondisce questa nuova concezione estetica attraverso l’accurata selezione di dipinti, sculture, oggetti di design, disegni progettuali, fotografie e fotomontaggi, manifesti pubblicitari e documenti autografi di ogni genere realizzati da artisti futuristi dal 1909 fino alla fine degli anni ‘30 del Novecento.
Attraverso una straordinaria varietà di opere della Fondazione Cirulli, il percorso espositivo propone “ambientazioni” dedicate a tematiche care ai futuristi come la velocità, l’energia, il progresso, l’uomo meccanizzato e il design domestico, che si organizzano attorno a cinque unità strutturali principali: la sala della conquista dell’aria, il muro dei manifesti, le “costellazioni“ (8 unità tematiche), le “orbite“ (6 aree monografiche dedicate a figure rilevanti del periodo futurista la cui produzione artistica è ben documentata nella Collezione Cirulli) e gli “spazi“ (2 installazioni costruite intorno agli arredi). Come spiega lo studioso americano Jeffrey T. Schnapp, co-curatore della mostra, il progetto non segue un’impostazione storico-artistica tradizionale ma propone un percorso esplorativo attraverso l’abbondanza e la molteplicità dei materiali conservati nella collezione della Fondazione, evidenziando raggruppamenti, costellazioni, ritmi diversi di opere e variazioni di misura dal grande al piccolo, dal pieno al vuoto.
In mostra un nucleo di oltre 200 opere realizzate in diversi materiali, forme e misure create da artisti quali Balla, Boccioni, Bonzagni, Bucci, Casarini, Chiattone, D’Albisola, Depero, Diulgheroff, Guerrini, Korompay, Licini, Marchi, Marinetti, Masoero, Munari, Prampolini, Russolo, Schawinsky, Sant’Elia, Sironi, Tato, Thayaht.
La mostra è allestita nell’edificio che gli architetti e designer Achille e Pier Giacomo Castiglioni hanno progettato per Dino Gavina e Maria Simoncini, a San Lazzaro di Savena, nel 1960. L’edificio è stato restaurato nel pieno rispetto delle scelte originali cercando di ridurre al minimo i necessari interventi per l’adeguamento alla sua nuova vita pubblica. Non si è intervenuti, ad esempio, sul pavimento originale in pianelle di cotto organizzando gli impianti in esterno, così come si è intervenuti solo minimamente sui parapetti e sulle scale in ottemperanza alla normativa vigente. Ad accogliere il visitatore all’ingresso dell’edificio l’isolatore elettrico, simbolo dell’edificio, acquistato da Gavina, proveniente dall’allestimento del padiglione del Giappone alla XI Triennale di Milano del1957; sulla porta d’ingresso l’emblematica frase che Walter Gropius scrisse nel 1958 nella prefazione dall’edizione italiana de: L’architettura integrata: “forse l’Italia è destinata a chiarire su quali fattori della vita moderna dobbiamo fondarci, per recuperare il perduto senso della bellezza e promuovere, nell’era industrializzata, una nuova unità culturale”. Una particolare cura è stata rivolta all’allestimento della mostra nell’intento di mantenere lo spazio libero e ben visibile affinché il visitatore possa godere di un’esperienza immersiva sia nello spirito futurista che nell’architettura. Grafica e allestimento sono a cura di Daniele Ledda, xycomm, Milano, Elisabetta Terragni,  StudioTerragni Architetti, Como, New York.
La mostra è accompagnata da un catalogo (Daniele Ledda, xycomm, Milano) con testi dei curatori e schede di approfondimento a cura di Pierpaolo Antonello, Silvia Evangelisti, Nicola Lucchi, Ara H. Merjian, Marco Sammicheli, Jeffrey T. Schnapp.

 

 

 

Cosa
Quando
Dove
Cosa